Big bug big bubble

3 agosto 2010

La finezza semantica di Evaso mi ha illuminato: in effetti, sì, Costanzo (sciò) si è scelto come marito una mamma maschio.
E poi, in effetti, sì, le file ai cessi pubblici  [Dantès cita Michele Serra] la dicono lunga (lunga la fila, stretta la via) sui bisogni indotti dai bisogni indotti.
Così come i messaggi – mai gli short message sono stati così short, generazione k, sintesi dell’assenza, autrice una quattordicenne -, rimasti memorizzati sul mio telefonino riesumato per necessità e non per virtù, insieme alle icone emo e agli mp3 tecktonik, mi rimandano un’idea di privazione. Genitori over quaranta che non sanno quello che vogliono e se lo sanno non se lo prendono, perché è peccato. Buco nero da riempire, mamma lupa che allatta, la televisione. Fossimo a Flatlandia, saremmo ancora al capitolo sui segmenti, in retrocessione.
Poi però, ma li ca’, Malika Ayane.
Non so perché Malika abbia sponsorizzato quel giovanotto con la banana di capelli alla Elvis che canta di struggimenti, fuoco acceso e poi spento (che magari c’entrasse con il barbecue), brillantezze inaudite, angelitudini, amore avuto e poi non più; roba che se me la cantassero in una serenata, mi metterei a friggere i ceci per impallinare con gusto.
Fatto sta che quando luilì ha finito, ha ringraziato e se ne è andato in grazia di dio, è arrivata lei.
La retina si impossessa dell’immagine, la personalizza e comincio coi quiz: chi gliel’ha comprato quel vestito lì, e le scarpe?, e perché non si è messa le mutande infradito piuttosto, ché di quelle le si vedono i contorni? Ma perché mi faccio queste domande idiote alla Vanity Fair?
Lei canta e gioca; libertà invidiabile, posso conquistarla? Ha questa voce che sembra chiusa in un baule di legno scuro sotto le clavicole e quando la tira fuori è tutta lì nella u-gola, potente tanto che può cantare anche da seduta: l’energia della pancia sembra la usi solo per interpretare il palcoscenico. E su quei tacchi a spillo si muove come io solo con un plantare anatomico e tacco due potrei.
Allora mi sono detta: Con una voce così puoi fare quello che ti pare e fottertene. Farti presentare su un palcoscenico da una velina strafica alta due metri che sorride ebete e ripete a memoria il tuo nome e il tuo cognome, senza annichilire, perché sei in (te) e con, così hai quello che ti serve, non surrogati disidratati.
Infilo un nichelino tridimensionale nella cassettina trasparente, mutuo soccorso per la quarta dimensione, one more clue to comprehend.    

P.S. Il violoncello elettrico sembra un paguro ed è bellissimo e la violoncellista ha superato la famigerata prova del sale… ta dah!

7 Responses to “Big bug big bubble”

  1. vipero Says:

    io, che adoro il blues, so che chi ha la voce si fa bastare quella.
    l’immagine non conterebbe nulla, in effetti.
    e invece…

  2. elena Says:

    uhmmm a me lei nun me piace.
    Dici che riesce a redimerci dai danni di 30anni di costanzo e amici di maria? Non c’è riuscita giorgia (forse perché anoressica e spiacevole) e nemmeno la pausini, hanno solo allungato le file dei paolonoristi…..

    • ms.spoah Says:

      Non credo nella redenzione, solo nelle perfezioni provvisorie in via di sviluppo (PPVS?)
      Non lo comprerei un cd della Malika, ma alcuni dei suoi brani li ho ascoltati volentieri, il concerto anche l’ho visto volentieri. Ha una bella voce voce ed un modo di fare per ora svippato che a me è risultato piacevole.

  3. Amour Says:

    causa stati d’ansia evito i concerti, pure quelli con quattro gatti…
    Ammiro chiunque sappia cantare, mi piace la melodia che alcune voci sanno produrre…e la mia è invidia allo stato puro!


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