Se stiamo, enzimi, ci sarà un perché
3 marzo 2010
[9.24.04] ms scrive: Le storie vere sono sempre molto più belle di quelle finte
[9.24.08] ms scrive: è per questo che La bocca del lupo è così bello
[9.24.50] ms scrive: nella sua semplicità è bellissimo
[9.25.09] ms scrive: talmente naturale che lo respiri come l’aria, sta lì
[9.25.29] ms scrive: ecco, il post che non riuscivo a scrivere
Nella bocca del lupo c’è un enzima che digerisce il disagio con la stessa naturalezza con cui un uccellino spicca il volo per la prima volta, timoroso volteggia su sè stesso, poi va a picco, poi risale, poi sta volando; Cip, cip, cip… Perché.
Un enzima accelera unicamente le velocità delle reazioni chimiche, diretta ed inversa (dal composto A – lui – al composto B – lei – e viceversa), senza intervenire sui processi che ne regolano la spontaneità.
Si raccontano e mentre si raccontano vedi imbarazzo e amor proprio e tenerezza dei bambini di fronte ad una telecamera che c’è, ma solo appoggiata, distrattamente da qualche parte. Il regista deve essere altrove, ad ascoltare. Altrove.
Mentre lui si tira su le maniche della maglietta e – faccia da duro – accarezza il cane, lei si coniuga prima al maschile e poi maschile e femminile insieme e poi solo femminile. Una vita intera; senza psicoterapia.
Città che non conosci, nei vicoli di Genova arriva appena il rumore del mare. L’odore attraverso il naso, non è così penetrante.
La storia del mondo è fuori, sul molo del porto.
La loro, altrove. In un posto solo apparentemente più piccolo.
Il suo ruolo consiste nel facilitare le reazioni attraverso l’interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. Avvenuta la reazione, il prodotto viene allontanato dall’enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova. L’enzima infatti non viene consumato durante la reazione.
E la vita è animata dalla poesia leggera di una milonga.
Mentre lui si tira su le maniche della maglietta e – faccia da duro – accarezza il cane, lei si coniuga prima al maschile e poi maschile e femminile insieme e poi solo femminile. Una vita intera; senza psicoterapia.
Città che non conosci, nei vicoli di Genova arriva appena il rumore del mare. L’odore attraverso il naso, non è così penetrante.
La storia del mondo è fuori, sul molo del porto.
La loro, altrove. In un posto solo apparentemente più piccolo.
E la vita è animata dalla poesia leggera di una milonga.
3 marzo 2010 at 10:34
il titolo del post merita mille punti. ma anche questa storia dell’enzima mi sembra geniale. secondo me, una delle cose più belle che hai scritto
3 marzo 2010 at 10:41
Mizzica, ho accumulato mille punti in un colpo solo con una citazione canora! Quelli di Trenitalia sono molto più venali :-D
…una delle cose più belle che ho scritto?
Sarà il caso che ti avvisi che la parte in corsivo è copia-incollata da Wikipedia…
3 marzo 2010 at 10:47
è l’idea dell’enzima (e di cacciarcele dentro – quelle citazioni di wikipedia – che è geniale. poi se vuoi fare la modesta, cazzi tuoi :P
3 marzo 2010 at 11:03
Lo supponevo…
Quasi quasi uso l’altra parentesi come boomerang.
3 marzo 2010 at 11:05
occhio che torna indietro
3 marzo 2010 at 11:10
Solo dopo aver colpito.
3 marzo 2010 at 11:11
Comunque.
Anche se sei un antipatico puzzone, grazie.
3 marzo 2010 at 13:37
Io li conosco, certi enzimi. Occhio.
3 marzo 2010 at 14:09
Non ti preoccupare: mi chiudo dentro quando vado a letto. E da un po’ di tempo, ho pure cura di togliere la chiave dalla toppa. Così se ci rimango secca, possono entrare subito subito senza sfondare tutto e senza rogne. E non faccio puzza. E l’immagine sarà pure raccapricciante, ma denota un senso civico ammirevole. E dì no? :-D
3 marzo 2010 at 21:30
In questo preciso istante credo di possedere molti più enzimi del lupo… :)
3 marzo 2010 at 23:50
In questo preciso istante credo di possedere più enzimi che birra e più sete che enzimi. E l’acqua non mi va. Ma berrò quella, me ne farò una ragione :-)
3 marzo 2010 at 22:02
[21:55:59]Non è vero che le storie vere sono più belle di quelle finte. L’unica differenza è che le storie vere sono state vissute mentre quelle finte sono state scritte o raccontate. Più belle quelle vere? Ci sono tante storie vere che sono così brutte che se fossero finte sarebbe meglio. :o*
3 marzo 2010 at 23:56
[23:55:59] Camminavo verso non mi ricordo più dove e mi son detta che ci sono delle storie vissute che fanno passare la voglia di resuscitare, in effetti. E che quindi non necessariamente le storie vere sono belle. Però non mi tornavano i conti. Poi ho trovato cos’è che non andava. E’ che finto non necessariamente significa non vero, però sicuramente significa finto. E in questa accezione “corsiva” :o) del termine, sì, le storie vere sono più belle di quelle finte.
4 marzo 2010 at 11:59
vere o finte, non tutte sono storie che vale la pena di raccontare. e quando si raccontano a ritmo di tango, è pane per i miei denti.
5 marzo 2010 at 08:54
:-)
Allora va bene raccontarle anche così, no?
A Pollina(i)re :-D
5 marzo 2010 at 09:25
voglio essere un lupo…o al limite avere la bocca del lupo
5 marzo 2010 at 11:40
Allora avrai bisogno di uno spazzolino da denti più grosso :-)